La mia impressione dopo due mesi di esperienza missionaria Dopo un periodo più o meno considerevole, dal 9 settembre al 9 novembre 2023, cioè due mesi di integrazione, due mesi di adattamento e di socializzazione, due mesi di vita in una nuova comunità vincenziana, due mesi di esperienza in una parrocchia che valorizza le abitudini familiari, dove tutto si esprime con il linguaggio della fraternità, mi concedo l'onore di esprimere un sentimento di totale soddisfazione e intensa gioia. È certamente vero, che in questi due mesi ho sperimentato la vera ospitalità nella parrocchia di Santa Elisabetta Anna Seton, dove mi sono sentito accolto e associato in una nuova vita familiare, avendo da una parte un'esperienza familiare più ampia, e costituendo dall'altra parte una comunità vincenziana di tre membri il cui unico atteggiamento quotidiano è il buon umore. Tale condizione vitale è per me un valido motivo di soddisfazione che mi apre ad una lucida comprensione della realtà missionaria. La vita missionaria, infatti, è una storia che si legge nella complessità dei suoi movimenti e nella flessibilità e disponibilità a lasciarsi trasportare dalla realtà altrove. Nel mio caso specifico, ho l'audacia professare che la stabilità del missionario si comprende nel suo dinamismo di andare dove la missione lo richiede. Ieri in Congo (Repubblica Democratica), oggi mi trovo a Livorno per servire il Signore. Questa è l'espressione autentica del dinamismo missionario. Questo dinamismo è sostenuto dalla risposta molto positiva che devo dare ogni giorno alla chiamata di Cristo come discepolo missionario. Anch'io mi rendo conto che Cristo, attraverso di me, continua la sua opera di invio missionario e che, ancora una volta, mi dà garanzie come ha fatto con i suoi apostoli. Quando li inviò in missione, disse loro: «Quando avrete trovato ospitalità in una casa, rimanete lì finchè non ve ne andiate» (Mc 6,10). In effetti, ho trovato questa ospitalità nella parrocchia di Santa Elisabetta Anna Seton e credo che vi rimarrò fino alla mia partenza. Nato il 5 aprile 1984 in Congo (Repubblica Democratica) e ordinato sacerdote della Chiesa e membro della Congregazione della Missione il 25 ottobre 2015, ho avuto successivamente gli incarichi di segretario della Provincia Vincenziana del Congo, insegnante e poi direttore della scuola, dal 2015 al 2021. Dopo l'adempimento di questi incarichi ho dovuto iniziare un'altra avventura, quella di trasferir- mi per poter continuare i miei studi in Italia e più precisamente a Roma. Quando sono arrivato a Roma, mi sono reso conto che, da un confine all'altro, gli stili di vita possono essere molto diversi. Ma non potevo non capire che questo cambiamento è stato per il mio bene più grande, perché confrontarmi con altri modi di fare le cose è un ottimo modo permettere in discussione i miei preconcetti, ma ancora di più per sviluppare la mia curiosità e apertura mentale. Qui a Livorno, e precisamente nella parrocchia di Santa Elisabetta Anna Seton, mi trovo immerso in un vero e proprio bagno di stili positivi di vita, che testimoniano la ricchezza umana su diversi aspetti. E così, a due mesi dalla mia integrazione, giorno dopo giorno, vivendo quotidianamente con due confratelli omonimi: Padre Francesco Gusmeroli e Padre Francesco Gonella, mi sento in grado di appropriarmi dei riflessi e delle sottigliezze di una vita comunitaria di stile familiare, avendo come linguaggio principale la fraternità e come principio vitale la corresponsabilità e la complementarietà. Sì, ho dovuto trascorrere questi due mesi in totale tranquillità per poter godere del rimedio positivo della realtà missionaria. Per questo giusto e bello motivo, concluderò che la situazione in cui mi trovo è una di quelle situazioni nella vita del sacerdote che ravviva costantemente la gioia della vocazione a cui siamo chiamati. È una realtà che mi permette di scacciare il più possibile l'amarezza legata alla vita sacerdotale e di prendere in mano la mia umanità di essere relazionale e comunitario. Ringrazio tutti voi e prego Dio perché questo ritmo continui e sia sempre così.
P. André Ngombo CM
